Ormai del tutto ristabilito, il professore si era riappropriato della sua vita. Insegnava, faceva il suo lavoro di ricerca, pubblicava articoli su riviste scientifiche e presenziava a manifestazioni di grande rilievo.
Ma, quando si trovava da solo davanti al foglio bianco, neanche il più insignificante dei pensieri riusciva a saltellare dalle sue sinapsi fino alla punta della penna. Scrivere frasi di senso compiuto gli era precluso. Ragionava per immagini, ma non appena cercava di tradurle in grafemi tutto svaniva.
Disperato, aveva provato a leggere voracemente qualunque libro gli capitava a tiro, nella speranza che tale infusione di parole gli restituisse la scrittura perduta. NIENTE! Per fortuna la favella non gli mancava e, se si trattava di formule, lezioni, articoli e testi universitari, non aveva alcun problema. Così nessuno si era ancora accorto della sua difficoltà. Ma ciò che non riusciva più a fare era di convertire le sue fantasie in forma scritta, …fino a quella notte, in cui gli capitò un fatto molto strano.
Mentre dormiva, fu svegliato da una forte vibrazione. “Il terremoto!!!”, pensò alzandosi di soprassalto. Aveva addosso una sgradevole sensazione di distacco dalla realtà, e la certezza di aver fatto un sogno molto importante, forse rivelatore, ma di non poterlo rievocare.
Poi udì un unico tonfo sordo, null’altro. Nessun dondolio di lampadari, non un sussulto di sedie, nemmeno il latrato di un cane. Si alzò lentamente dal letto, scricchiolante… Per non svegliare la moglie, si recò a tastoni nel buio verso la fonte del rumore, lo studio in fondo al corridoio.
Una volta nella stanza, accese la lampada regolabile scegliendo l’intensità di luce bastante appena a riconoscere le forme degli oggetti, per poi aumentarla gradualmente.
Restò per un attimo in piedi ad ammirare la sua notevole raccolta di libri. Nel sistemare lo studio, lui e la moglie non si erano preoccupati troppo di quale tinta scegliere: le quattro pareti sarebbero state interamente ricoperte da un’enorme, ininterrotta libreria che avrebbe incorniciato porte, finestre e camino. E così era avvenuto. I volumi straripavano, disposti in doppia fila, sporgendo in modo antiestetico. Centinaia di testi, antichi e recenti mostravano i loro titoli. Sembrava impossibile vederli così immobili, con tutta la vitalità che racchiudevano! Ognuno di essi conteneva un mondo che si accendeva di vita mentre lo si leggeva, e ritornava nell’oblio una volta richiuso.
Abbassando lo sguardo scorse per terra la sagoma di un tomo malamente disarticolato a faccia ingiù e con il dorso scollato. Una stilettata al cuore. “Il tonfo!!!”, si disse. Il suo antico e preziosissimo Dizionario Etimologico era irrimediabilmente rovinato! Lo raccolse con delicatezza, si sedette sulla sua poltrona preferita e lo posò con cautela sulle ginocchia, quasi fosse un animale ferito! Accarezzò quel grosso libro come per rassicurarlo. Era rimasto aperto alle pagine su cui era precipitato a terra, e lui vi guardò dentro…
Forse non aveva visto bene! Si stropicciò gli occhi e allungò una mano verso il tavolino al suo fianco, su cui lo attendevano gli occhialetti di metallo. Doveva vedere meglio! Li inforcò e mise a fuoco. Una scarica elettrica gli trapassò il cervello. Centinaia di lemmi e locuzioni danzarono in tondo cantando i loro suoni. La rivelazione era lì, nero su bianco, racchiusa in una singola parola. Adesso gli era tutto chiaro! Corse trafelato alla scrivania, si mise davanti al foglio bianco, che fino a quel momento lo aveva irriso, e cominciò finalmente, fluentemente, forsennatamente, a riempirlo!
(continua)