I più lo conoscevano come un grande scienziato, serissimo nel suo lavoro, costantemente chino sul suo microscopio ad esaminare vetrini e frammenti di materiale organico, a fare comparazioni, a stilare tabelle, a catalogare.
Una delle sue ultime ricerche verteva sull’influenza dell’alimentazione su fenotipo e comportamento dei primati, Homo sapiens compreso. Per avere la certezza delle reazioni, volle sperimentare su se stesso i cibi di ultimissima generazione: croissants, sfogliatelle, babà, bignè, cannoli, verificando in prima persona l’effetto di tali alimenti sulla salute e se nel breve termine potesse esserci un impatto persino a livello genetico.
Dopo la prima assunzione massiccia di zuccheri semplici e complessi, cominciò a notare i segnali di un inaspettato cambiamento: una strana peluria bianca gli ricoprì il viso, le mani gli si fecero più agili e affusolate per poter meglio afferrare l’oggetto del suo desiderio e portarlo alla bocca, la dentatura divenne seghettata per strappare e lacerare involucri di merendine e caramelle, l’andatura più guizzante per la frenesia di raggiungere la pasticceria all’angolo. Cercava di segnare su un diario queste mutazioni, ma la sua mente non lo assisteva più, sequestrata dal desiderio irrefrenabile di dolci.
Nessuno avrebbe mai potuto scorgere in quell’uomo socievole e ciarliero l’esimio Professore. A chi chiedeva il suo nome, egli rispondeva con fare infantile, e la bocca piena di briciole, che non lo sapeva e che non gliene importava. Ebbro e soddisfatto, infine si ritirava nel suo laboratorio per smaltire l’effetto dell’euforia glucidica. Con essa pian piano spariva anche la trasformazione fisica, fino a tornare ad essere il timido e riservato Professore di sempre.
Di quei cambiamenti anomali e delle sortite sempre più frequenti il Professore non serbava ricordo, ma solo una feroce spossatezza e dolori diffusi come se lo avessero spianato con un rullo. Non era neppure in grado di completare la sua ricerca, in quanto i dati apparivano confusi e la grafia illeggibile, come se fossero stati scarabocchiati da una mano appiccicosa.
Finché un giorno il Professore trovò nel suo zaino una quantità spropositata di croissants ammassati e sbriciolati, come il cibo di scorta nelle guance di un criceto. Sprazzi di memoria gli rivelarono l’orrenda verità: era diventato un cornetto-dipendente, un nasconditore di merendine, un consumatore seriale di croccante. Trovò anche mozziconi di cannucce con cui sniffava piste di zucchero a velo!
Tutta la sua vita attraversò veloce i suoi pensieri. Ormai cosciente della presenza del suo alter ego, consapevole dell’irreversibile involuzione della sua mente, con la calma e la compostezza che gli erano proprie, decise di farla finita!
Ma non in maniera rozza o chiassosa.
…Piuttosto …diciamo così, in modo …“dolce”.
(continua)